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STORIA DI UN'ANIMA
 
 

Poco più di un secolo fa – il 20 ottobre 1898 – apparve la prima edizione della Storia di un’anima, in cui Santa Teresa di Lisieux racconta le sue gioie e le sue sofferenze, le sue ricerche e le sue scoperte, le sue certezze e le sue speranze, vissute alla presenza di un Dio d’amore e di misericordia.

 

Teresa di Lisieux – al secolo Maria Francesca Teresa Martin, al Carmelo Suor Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto – nacque ad Alençon il 2 gennaio 1873, da Luigi Martin e Zelia Guérin, ultima di nove figli. La sua breve esistenza fu segnata dalla ricerca dell’amore («la mia vocazione è l’amore!», è la sua scoperta) che si concretizzò in una vita religiosa esemplare per fedeltà e amore del sacrificio.

 

L’illuminazione che ricevette sulla «piccola via» della fiducia illimitata nell’Amore misericordioso di Dio la portò alla vetta della santità e le meritò, grazie ai suoi scritti, il titolo di dottore della Chiesa, titolo assegnatole da Giovanni Paolo II nel primo centenario della sua morte.

 

Morì nel Carmelo di Lisieux il 30 settembre 1897 lasciando alcuni scritti: Preghiere, Poesie, Lettere, Pie ricreazioni e soprattutto i Manoscritti che costituiscono la Storia di un’anima.

 

 

 

 

 

dal Manoscritto A, prima parte:

“STORIA PRIMAVERILE  DI UN PICCOLO FIORE BIANCO SCRITTA DA LUI STESSO E DEDICATA ALLA REVERENDE MADRE AGNESE DI GESU'”

 

"Per tanto tempo mi sono chiesta perché il Buon Dio aveva delle preferenze, perché non tutte le anime ricevevano un livello uguale di favori, e mi meravigliavo vedendolo prodigare favori straordinari ai Santi che lo avevano offeso, come San Paolo, Sant'Agostino e che Egli costringeva, per dire così, ad accogliere i suoi favori; oppure leggendo la vita dei Santi che Nostro Signore ha voluto accarezzare dalla culla alla tomba, senza lasciare sul loro cammino alcun ostacolo che impedisse loro di innalzarsi fino a Lui, e prevenendo le loro anime con tali favori che esse non hanno mai potuto offuscare lo splendore immacolato della loro veste di Battesimo, mi domandavo perché i poveri selvaggi, per esempio, morivano in così grande numero prima di aver persino sentito il nome di Dio...

 

Gesù si è degnato di farmi Lui da istruttore, su questo mistero. Mi ha messo davanti agli occhi il libro della natura e io ho capito che tutti i fiori che Egli ha creato sono belli, che lo splendore della rosa e il candore del Giglio non tolgono il profumo della violetta o la semplicità incantevole della margherita... Ho capito che se tutti i fiorellini volessero essere rose la natura perderebbe il suo abito di primavera, i campi non sarebbero più brillanti di fiorellini...

 

Questa è la situazione anche nel mondo delle anime che è il giardino di Gesù. Lui ha voluto creare i grandi santi che possono essere paragonati al Giglio e alle rose; ma ha creato anche i più piccoli, e questi debbono accontentarsi di essere margherite, o violette destinate a rallegrare gli sguardi del Buon Dio quando si abbassa verso i suoi piedi. La perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell'essere quello che Lui vuole che siamo...

 

 

"Lo sapete, Madre mia, ho sempre desiderato essere una santa, ma ahimé! ho sempre constatato, quando mi sono paragonata ai santi, che c'è tra me e loro la stessa differenza che esiste tra una montagna la cui cima si perde nel cielo e il granello di sabbia scura calpestato sotto i piedi dei passanti. Invece di scoraggiarmi, mi sono detta: se il Buon Dio non può ispirare desideri irrealizzabili, posso dunque, malgrado la mia piccolezza, aspirare alla santità. Crescere è impossibile: mi devo sopportare così come sono, con tutte le mie imperfezioni, ma voglio cercare il modo di andare in Cielo per una piccola via molto diritta, molto breve, una piccola via tutta nuova. Siamo in un secolo di invenzioni: ora non facciamo più neanche lo sforzo di salire i gradini di una scala, perché tra i ricchi un ascensore li sostituisce benissimo. Anch'io vorrei trovare un ascensore per elevarmi sino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione.

Allora ho cercato nei libri santi l'indicazione dell'ascensore oggetto del mio desiderio e ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza Eterna: "Se qualcuno è piccolo venga a me" (cfr. Prv 9,4). Allora io sono giunta alla conclusione che avevo trovato quello che cercavo e, volendo sapere, o mio Dio! cosa farete al piccolo che risponderà alla vostra chiamata, ho continuato le mie ricerche; ed ecco che cosa ho trovato: "Come una madre accarezza suo figlio, così vi consolerò, vi porterò sul mio seno e vi cullerò sulle mie ginocchia!". (cfr. Is 66,13.12)

Ah! mai parole più tenere, più melodiose, sono venute a rallegrare la mia anima. L'ascensore che deve portarmi fino al Cielo sono le vostre braccia, o Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere; al contrario, devo restare piccola e diventarlo sempre di più".

 

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