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IL BEATO CONTARDO FERRINI, LAICO
 
 

Sale cinematografiche, circoli cattolici, scuole, istituti, vie e piazze sono state in passato intitolate al suo nome, eppure oggi sembra piombato su di lui un ingiustificato silenzio...

IL BEATO CONTARDO FERRINI

Milano, 5 aprile 1859 – Suna, Novara, 17 ottobre 1902

 

La sua vita, abbastanza breve, interamente dedicata alla scienza, nello sforzo continuo di perfezionare se stesso, non presenta tratti miracolistici ed eclatanti, eppure un Papa che gli era stato amico, Pio XI, ha il coraggio di affermare che “parve quasi miracolo la sua fede e la sua vita cristiana, al suo posto e nei tempi nostri”.

 

 Contardo Ferrini nasce nel 1859, in una Milano che è agitata da venti di guerra e sconvolta da furori patriottici.

A scuola brucia le tappe: a 17 anni consegue la licenza liceale, a 21 si laurea in giurisprudenza e diventa in fretta uno dei giuristi più affermati e uno dei maggiori romanisti del suo tempo.

 

Il ragazzo prodigio, dopo un periodo di specializzazione a Berlino, a 24 anni è già insegnante di diritto romano nell’università di Pavia, dove tutti cominciano ad ammirarne la preparazione, la competenza e la serietà. Insegna poi a Messina e a Modena e nel 1894 fa ritorno a Pavia, dove resta fino alla morte.

 

Quasi duecento suoi scritti testimoniano la passione del ricercatore e il rigore dello scienziato e uno dei suoi testi sul diritto penale è stato per parecchi anni testo fondamentale per allievi e studiosi. Ma, oltre alla passione per la scienza, il professore illustre si “specializza” nell’amicizia con Dio, con la spiritualità di un contemplativo e l’ardore di un santo.

 

La sua epoca è contrassegnata dalla massoneria, dall’anticlericalismo e dalla corruzione dei costumi e il “professore”vive in essa senza lasciarsi contaminare.

 

Non si sente chiamato all’apostolato attivo: a lui basta offrire la testimonianza di una vita limpida, intessuta di preghiera, condita di dolcezza ed umiltà. E l’efficacia di questo “apostolato silenzioso” la testimoniano gli atei, i “lontani” e gli indifferenti, che mentre attestano che mai Contardo ha fatto proselitismo o tentato “conversioni”, tuttavia sempre “lascia intravedere Dio” con il suo comportamento e il suo stile di vita.

 

 Impegnato nella San Vincenzo e in altre attività caritative, per quattro anni è anche consigliere comunale di Milano, dove si batte per conservare l’insegnamento religioso nelle scuole primarie.

 

E’ anche uno dei primi a sostenere il progetto di un’università cattolica in Italia e per questo l’Università Cattolica del sacro Cuore, nata dopo la sua morte, riconosce in lui il precursore e l’ispiratore.

 

Contrae il tifo bevendo a una fontana inquinata e muore a 43 anni, il 17 ottobre 1902, durante un periodo di vacanza a Suna, sul Lago Maggiore.

 

Una insistente e duratura fama di santità circonda subito il “professore” che aveva dimostrato come sia possibile coniugare la fede con la ricerca scientifica, la preghiera con l’impegno socio-politico, le convinzioni cattoliche con il rispetto delle idee altrui.

 

Pio XII lo proclama beato nel 1947, indicando in lui “il modello dell’uomo cattolico dei nostri giorni”. Un buon esempio per tutti, dunque. Anche a più di cent’ anni di distanza.

Autore: Gianpiero Pettiti