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San Francesco di Sales
 
 

"Se vedi una persona saggia, va' presto da lei;

il tuo piede logori

i gradini della sua porta ". (Sir. 6,36)

 

Questo detto del sapiente Siracide illustra bene l'amore che può crescere in un cristiano quando incontra un Santo. Poco importa che lo incontri in carne ed ossa, oppure nel suo spirito. Quanta gente incontra ancora oggi Francesco d'Assisi o don Bosco! D'altra parte nemmeno Paolo incontrò Gesù di persona...

Anch'io ho incontrato un Santo: S. FRANCESCO di SALES. Dovevo andare in pellegrinaggio a casa sua, con il Cardinal Martini ed una sessantina di preti: l'influenza mi ha fermato. Ma Francesco è venuto lui a casa mia. Ho passato giorni in sua compagnia. L'ho incontrato, l'ho amato.

Eccovi la sua vita. Riassunta in poche pagine. Ma sufficienti. Possiate anche voi avere dei Santi come Amici.

 

don Ambrogio

 

S. FRANCESCO DI SALES (1567- 1622)

 

Ad estrarre dalla corrispondenza le mille e mille indicazioni pedagogiche date da Francesco, otterremmo una raccolta di splendide massime, di cui tutti potremmo utilmente servirci.

 

«Bisogna fare tutto per amore e nulla per forza. Amare l'obbedienza più di quanto si teme la disobbedienza».

 

«Approvo che vi lamentiate con Nostro Signore, purchè lo facciate con umiltà, con amore, senza desolazione o ansietà, come fanno i bambini con la loro mam­ma".

 

«Abbandonatevi completamente alla volontà di Dio. Non si serve mai Dio meglio di come lo vuole Lui».

 

«Non c'è nulla da temere in una tentazione, finchè la tentazione vi dispiacerà».

 

«Siate contenta di considerarvi ben poca cosa, perchè la vostra miseria serve al buon Dio per esercitare la sua misericordia».

 

«Non temete mai Dio, perchè non vuol farvi alcun male. Amatelo invece molto, perchè vuol farvi ogni bene. Non cercate di vincere le tentazioni con la violenza, perchè questi sforzi le rendono più insistenti. Immaginatevi Gesù Crocifisso tra le vostre braccia e, baciando il suo costato aperto all'amore, ditegli cento volte: 'È qui la mia speranza, è qui la sorgente viva della mia felicità. Nulla mi separerà dal mio amore. Lo posseggo e non lo lascerò mai più...».

 

«Non si può pretendere che nessuna foglia del vostro albero sia agitata dal vento. È  sufficiente che rimanga attaccata al ramo...».

 

«Dio vi ha custodita fino al presente. Tenetevi strettamente attaccata alla sua mano... Vi accorgerete che dove non potete camminare da sola, vi prenderà tra le sue braccia e vi guiderà».

 

 

Queste parole che riporto possono aprire uno squarcio sul cuore di Francesco di Sales. Per indicare come deve essere il cristiano nelle mani di Dio, porta l'esempio della figlia di un bravissimo medico chirurgo tormentata dalla malattia.

 

 

Al padre che le chiede se accetta di essere operata da lui, la bambina risponde: «Padre mio, io sono tua, e non so che cosa debbo volere per guarire, pensa tu, fa' quel che giudichi necessario, a me basta amarti con tutto il cuore come faccio...». E mentre il papà la opera dolorosamente (allora non esisteva l'anestesia !), la piccola con gli occhi fissi sul volto paterno ripeteva dolcemente: «mio padre mi ama, ed io sono tutta sua» (L. X, cap. 15).

 

Così, come un uomo venerabile rimasto sempre bambino nelle mani di Dio, morì France­sco.

Era la festa dei Santi Innocenti del 1622.

 

LA PERSONALITÀ

 

Per avere una più esatta delineazione della statura morale e della santità del di Sales non bisogna soffermarsi solo sulle molteplici attività esterne, costituenti per sè un altissimo elogio, ma è necessario leggere le sue opere per convincersi della ricchezza interiore di quell'anima e scoprirne il segreto del fascino.

 

* È  stato definito il santo della dolcezza, dell'amabilità, dell'ottimismo. Esercitò, infatti, nei suoi innumerevoli contatti con le persone, fossero di casate nobili o poveri e diseredati, si trattasse di amici o di avversari, una grande mansuetudine, un'infinita carità. Ciò comportò un grande controllo di se stesso, una violenta reazione contro la propria natura ribelle, un esercizio veramente eroico della pazienza.

 

* Francesco fu uomo d'azione, ma con un temperamento conciliante ed accondiscendente, pronto a cedere quando non erano in gioco i diritti di Dio, portato a considerare gli uomini benevolmente e paternamente, pronto a scoprirne più i lati buoni che i difetti, a perdonarne le colpe e ad incitarli alla virtù.

 

* Tutto questo ha portato alcuni autori a definirlo un sentimentale ed un affettivo. Certe sue lettere alla Chantal, se non rettamente intese, potrebbero far credere esatto un simile giudizio. La sconfessione proviene dallo stesso santo: «lo amo le anime indipendenti, vigorose e non effeminate; perchè una grande tenerezza scompiglia il cuore, l'inquieta e lo distrae dall'orazione amorosa verso Dio, impedisce la rassegnazione e la perfetta morte dell' amor proprio. » (Oeuvres, XX, p. 216). Del resto se fosse stato uno spirito accomodante e cedevole come avrebbe poi spinto ai vertici della santità, allo stato di pura contemplazione tante anime?

 

* La presunta arrendevolezza di fronte agli eretici e un'accusa nata dagli intolleranti che vedevano in questi uomini dei nemici da combattere e da distruggere. II di Sales invece li chiamò fratelli e non fu il suo un abile calcolo inteso a far nascere simpatie, ma il frutto del suo umanesimo e soprattutto della sua fede che vedeva in questi eretici dei fratelli da salvare perchè figli di Dio.

 

* F. seppe impostare decisamente la sua formazione fin da giovane e la continuò inalterata anche da vescovo. Un'ora di meditazione ogni giorno, due ore di studio, recita attenta del Breviario, S. Messa celebrata devotamente, confessione (due o tre volte alla settimana), esami di coscienza, frequenti giaculatorie: ecco il quadro spirituale di una giornata. Poi il lavoro: una corrispondenza intensa , le udienze a tutte le categorie della popolazione in qualsiasi tempo, le Confessioni dei devoti, la direzione spirituale, la predicazione, le visite agli infermi, ai poveri, ai prigionieri . Un tenore di vita simile non s'improvvisa e nemmeno è facile continuarlo; esso è il frutto di una fede intensa e di un amore profondo verso Dio. Ed è l'amore di Dio che spiega la personalità del di Sa­les, le sue azioni, il suo insegnamento, i suoi discorsi, i suoi scritti.

 

Dio è il Dio della pace

 

Poichè l'amore non dimora che nella pace, vi raccomando di avere sempre cura di conservare per bene la santa tranquillità di cuore.

Tutti i pensieri che procurano inquietudine e agitazione di spirito non vengono affatto da Dio poichè egli è il principe della pace. Sono tentazioni del nemico e pertanto bisogna scacciarle e non tenerne conto.

Bisogna vivere tranquillamente in tutto e per tutto. Se ci arriva una sofferenza, interiore o esteriore, la dobbiamo accettare tranquillamente. Se ci arriva una gioia accogliamola con eguale tranquillità, senza trasalire.

Dobbiamo fuggire il male? Bisogna che sia fatto tranquillamente, senza preoccupazione, poi­chè altrimenti nella fuga potremmo cadere e dare occasione al nemico di ucciderci.

Dobbiamo fare del bene? Facciamolo serenamente altrimenti potremmo commettere molti errori con l'agitazione. Bisogna fare tranquilla­mente perfino la penitenza (Lettera alla Badessa del Puy d'Orbe).

 

Come ottenere la pace.

Facciamo tre cose, mia carissima figlia, e avremo la pace:

a) abbiamo una pura intenzione di volere, in tutte le cose, l'onore di Dio e la sua gloria;

b) facciamo il poco che possiamo a tal fi­ne, secondo l'opinione del nostro direttore spirituale;

c) e lasciamo a Dio la cura di tutto il resto.

Sappiate, figlia cara, che nostro Signore è chiamato principe della pace nelle Scritture e che nonostante sia padrone di tutto, tiene tutto nella pace. Nondimeno è vero che prima di stabilire la pace in un luogo vi procura la guerra, separando l'anima da ciò che le è più caro e abituale, vale a dire dall'amore smisurato per se stessa. Ora, quando nostro Signore ci separa da queste passioni a noi così care, sembra scorticare vivo il nostro cuo­re. Si provano sentimenti molto amari. Ma tutto questo dibattersi ci lascerà nella pace se alla fine non smetteremo di conformare la nostra volontà a quella di nostro Signore. (id).

 

Pace e umiltà

La pace nasce dall'umiltà. Nulla ci turba tanto quanto l'amor proprio e la stima che abbiamo di noi stessi...

Come mai, quando cadiamo nell'imperfezione e nel peccato, siamo sorpresi, turbati e impazienti? Senza dubbio perchè pensavamo di essere validi, risoluti e stabili. Di conseguenza, quan­do vediamo che non siamo nulla di tutto questo, ci ritroviamo col naso a terra e constatiamo di esserci sbagliati, siamo turbati, offesi e inquieti.

Se prendessimo seriamente coscienza di quello che siamo, invece di stupirci perchè ci ve­diamo a terra, ci meraviglieremmo di come possiamo ancora restare in piedi.

Perfino i peccati (dai quali Dio nella sua bontà ci scampi!) sono ricondotti dalla divina Provvidenza al bene di coloro che gli appartengono. Davide non sarebbe mai stato tanto pieno di umiltà se non avesse peccato, nè Maddalena così innamorata del suo Salvatore se non le fossero stati perdonati tanti peccati che non avrebbero mai potuto essere perdonati se non fossero stati commessi.

 

         Se Dio vi ha custodito fino ad oggi, tenetevi forte alla mano della sua Provvidenza ed egli vi assisterà in tutte le occasioni; dove non potrete camminare, vi porterà in braccio.

Cosa può temere un bimbo tra le braccia di un tale padre? Siate proprio una bimba, carissima figlia. Come sapete, i bambini non pensano a molte faccende, hanno chi pensa per loro: essi so­no forti abbastanza se restano coi loro genitori. Fate proprio così, dunque, mia carissima figlia e sarete in pace.

 

Evitare la fretta

Bisogna trattare con cura le proprie faccen­de, ma senza fretta nè preoccupazione.

Non abbiate alcuna fretta, poichè ogni sorta di fretta turba la ragione e la capacità di giudizio e ci impedisce anche di fare bene la cosa che ci apprestiamo a fare con furia... Quando nostro Signore riprende santa Marta le dice: « Marta, Marta, sei preoccupata e ti turbi per molte cose ». Vedete bene, se ella fosse stata semplicemente occupata, non si sarebbe affatto turbata; siccome era nella preoccupazione e nell'inquietudine si affrettava e si turbava. È  per questo che il Signore la riprende …

 

Ricevete dunque quanto vi accade nella pa­ce e sforzatevi di fare le cose con ordine, una dopo l'altra.

 

Pace davanti ai nostri difetti.

Bisogna sì detestare i nostri difetti ma con un'avversione calma e tranquilla, non certo contrariata e turbata. Prenderne atto pazientemente e trarne il profitto di una santa umiliazione di noi stessi. Altrimenti, figlia mia, le imperfezioni che vedete in voi vi turbano ancora più sottilmente e così si mantengono: l'inquietudine e la fretta di eliminarle conservano di più le nostre tare.

 

Dolcezza e pace nello zelo verso gli altri.

Ad una maestra di novizie: Figliola mia, Dio vi ha fatto la grande misericordia di aver richiamato il vostro cuore a sopportare gentilmente il prossimo. II vostro zelo era, sì, buono, ma aveva il difetto d'essere un poco amaro, un poco insistente, un poco inquieto ed anche puntiglioso. Eccolo ora purificato da tutto questo. Ora sarà dolce, benigno, aggraziato, pacifico, e in grado di sop­portare.

Sforzatevi, figlia mia, di tenere il vostro cuore nella pace. Non dico: mantenetelo nella pa­ce ma: sforzatevi di farlo. Che questa sia la vostra prima preoccupazione, e guardatevi bene dal turbarvi quando non riuscirete a placarvi immediatamente.

 

IL DIRETTORE SPIRITUALE

La Chantal affermò che prima dell'incontro con il di Sales, pur conducendo una vita pia, nessuno le aveva mai parlato della necessità di una guida spirituale, di un maestro per lo spirito.

Senza dubbio è questo un aspetto particolare che caratterizza il santo . Lo sentì come dovere particolare del vescovo; scriveva infatti nella prefazione alla "Vita devota":     «Tocca in modo speciale ai Vescovi il perfezionare le anime, e ciò perchè il loro ordine è tra gli uomini il supre­mo;... essi non possono spendere meglio di così il loro tempo ». In questo modo egli sentiva di imitare gli Apostoli. Ma in tale opera egli trovava gioia: così si esprime sempre nella citata prefazione: "Ci vuole fatica, lo confesso, a dirigere le anime in particolare; ma è una fatica che consola... e una fatica che allarga il cuore e lo ricrea con la soavità che comunica a chi l’intraprende ».

Sulla necessità di un maestro di spirito il di Sales è molto chiaro. Non è un lusso per le anime contemplative; è invece il mezzo che ogni anima tendente ad una vita cristiana deve utilizzare. « Vuoi davvero avviarti alla devozione? Cercati un uomo per bene, che ti conduca e ti guidi; ecco l'avviso degli avvisi... Bisogna che sia un uomo pieno di carità, di dottrina, di prudenza; se manca una delle tre c'è pericolo » (Vita Devota, I, cap. IV). Qualcuno ha visto in questo fermo consiglio della guida spirituale una specie di reazione all'individualismo religioso che l'Umanesimo prima ed il Protestantesimo poi avevano inculcato e diffuso. Dalle opere del di Sales non risulta; forse la convinzione era il frutto dell'esperienza personale, in quanto egli stesso aveva esperimentato che il direttore è « un tesoro di sapienza nelle nostre pene, tristezze e cadute; è balsamo consolatore per alleviare i nostri cuori nelle infermità spirituali»  (ibid,, loc. cit.). Del resto, osserva, se nessuno è giudice nelle malattie che tormentano il nostro corpo per cui ci si affida al medico, perchè questo non deve avvenire anche per l'anima? E' vero che il cammino verso la perfezione è differente da individuo ad individuo, ma chi può illuminare sulla giusta strada sono i superiori, perchè essi hanno uno speciale aiuto divino. In fondo l'obbedienza e la sottomissione sono ottime vie per la propria perfezione (ibid., VI, p. 215). II direttore spiri­tuale deve essere guardato soprannaturalmente: « Quando l'hai trovato, non considerarlo più come semplice uomo e non riporre la tua fiducia in lui come uomo e nel suo sapere umano, ma in Dio, che ti comunicherà i suoi favori e le sue ispirazioni mediante il ministero di quell'uomo mettendogli nel suo cuore e nel suo labbro quanto sarà richie-sto per il tuo bene; ascoltalo insomma come un Angelo sceso dal Cielo con lo scopo di condurre te» (Vita devota, I, cap. IV). Le relazioni che devono intercorrere fra il direttore ed il penitente devono essere basate sulla «sincerità e fedeltà, su una confidenza senza limiti, mista ad un sacro rispetto»; in una parola deve essere "un'amicizia forte e dolce, tutta santa e sacra, tutta spirituale e divina".

 

Quando il di Sales enucleava i pregi e le qualità di un direttore d'anime, in realtà esprimeva ciò che egli fu. Perchè fu uomo « di carità, di dottrina, di prudenza »: le sue lettere lo dimostrano, i suoi colloqui spirituali con le suore della Visitazione lo illustrano. Di quanta prudenza erano pervasi i suoi consigli! Sapeva di essere strumento di Dio nella guida, ma sapeva anche di non dover turbare l'opera dello Spirito Santo nelle anime. Lo dimostra anche il fatto di non aver inteso univocamente la vita di perfezione: altro l'ideale di per­fezione presentato alle persone viventi nel mondo, altro per quelle viventi in religione.

 

Se vuoi leggere qualcosa in più puoi scaricare il fascicolo che ho composto e usato nella Parrocchia di Madonna in Campagna - GALLARATE nella Quaresima del 1998.

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