VEGLIATE,
perché NON SAPETE
IN QUALE GIORNO IL SIGNORE VERRà
(mT. 24,42)
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L’attesa! La nostra vita è tutta un’attesa: una donna che aspetta un figlio, un giovane in attesa di occupazione, un padre che aspetta che il figlio rientri, ammalati in attesa del risultato di un esame clinico, giovani in attesa delle vacanze, di un viaggio, di una telefonata. C’è anche gente che attende la morte, anzi la invoca.
L’attesa è giusta, è bella, purché si sappia attendere bene: costruttivamente.
E purché si sappia andare oltre l’attesa e immaginare, vivere, costruire il “dopo”: infatti l’attesa introduce sempre a qualcosa, a qualcuno….
Vorrei aiutarti a riflettere, caro lettore: che posto occupa il pensiero di Dio… nell’attesa di un figlio…del suo rientro… del lavoro…della morte… Dio fa parte delle tue attese?
Forse varrebbe la pena rifletterci: perché Dio viene, questo è sicuro!
E, spesso senza telefonarti prima, viene a casa tua senza preavviso: che vuoi…. è Lui il Signore del mondo!
Ma tu non verrai all’improvviso, mio Signore, se io ti aspetterò attimo dopo attimo: vorrei che la mia attesa di te - di te che vieni in un figlio, in una malattia, in una occupazione, in un avvenimento inatteso, nel mio quotidiano inizio di giornata - vorrei che la mia vita fosse come una “retta” (così ci insegnavano a scuola: “la retta è un insieme infinito di punti”).
Vorrei che la mia vita fosse un insieme infinito di attimi presenti in cui Tu sei sempre presente: mentre attendo mio figlio, una vacanza, l’autobus, il medico,la morte: vieni, Gesù, ti aspetto. Anzi, sei già presente….
d.A.
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