Mi hanno colpito molto queste parole di don Tonino Bello:
"Servire i giovani significa considerarli poveri con cui giocare in perdita, significa ascoltarli. Cingersi l'asciugatoio della discrezione per andare all'essenziale. Asciugare i loro piedi non come fossero la protesi dei nostri, ma accettando con fiducia che percorrano altri sentieri, imprevedibili e comunque non tracciati da noi.
Servire i giovani significa entrare con essi nell'orto degli ulivi, senza addormentarsi sulla loro solitudine, ma ascoltandone il loro respiro faticoso. Significa, soprattutto, essere certi che dopo i giorni dell'amarezza c'è un'alba di risurrezione pure per loro. E c'è anche una Pentecoste la quale farà un rogo di tutte le scorie di peccato che invecchiano il mondo".
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