Mi chiamano d’urgenza all’ospedale.
Un uomo sta morendo ed i familiari desiderano che il sacerdote dia il Sacramento dell’Estrema Unzione al papà.
Una cosa improvvisa, da pochi giorni. I figli sono sconvolti.
Compio il gesto sacro del Sacramento.
E mentre mi chino all’orecchio del moribondo (l’udito, dicono i medici, è l’ultimo senso ad abbandonare chi muore) gli sussurro: “Sono il parroco e sono venuto a darti la Benedizione di Dio. Sei contento se prego un po’ per te e con te?”
Mi dicevano che era “assente”: ma apre gli occhi, mi guarda, mi accenna con il viso un debolissimo “sì”.
Momenti misteriosi.
Esco dall’ospedale, ma non so abbandonare il cortile.
Pensieroso, ragiono tra me e me: domani capiterà anche a te, Ambrogio ….
“Come” saranno quei momenti irripetibili?
Come vorrei essere tutto concentrato in Te, Gesù! E così sarà: perché davvero verrò “davanti a Te”.
Non sono cose che devo predicare, è il pensiero sulla mia vita …
E, fortissimo, un desiderio: vorrei abbandonarmi con affetto sul tuo cuore, Gesù!
Voglio - fin da subito - avere ancor più confidenza con Te, vorrei non pensare ad altro che a Te.
Farò cose concrete, il mio “lavoro” fatto di anime e di tetti da riparare, da colloqui spirituali e da organizzazione parrocchiale: sì, la vita continua, ma come vorrei “stare alla tua presenza nel mio pensiero”.
Costantemente.
Come vorrei dire a tutti, far capire ai miei parrocchiani che l’UNICA cosa che RESTA è Gesù!
Vorrei mettere nella mente e nel cuore di tutti sì, l’impegno per la vita quotidiana, ma con il pensiero e la preghiera costanti a Gesù.
Amici, parrocchiani, pregate con me, pensate con me a Gesù nell’Eucaristia, cercatemi, chiedetemi: “Don, parlaci di Gesù, donaci Gesù, facci stare in compagnia di Gesù….”
Solo Lui resta, alla fine ….
don Ambrogio |