Negli Atti degli apostoli è narrato un episodio curioso. Lo raccontiamo per disteso con le parole stesse di Luca:
Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell’altopiano, giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Gli risposero: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo". Ed egli disse: "Quale battesimo avete ricevuto?". "Il battesimo di Giovanni", risposero. Disse allora Paolo: "Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù". Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. Erano in tutto circa dodici uomini. (At 19,1-7)
Può succedere anche oggi che qualcuno dei cristiani dica: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo"? Nella situazione di quelle persone di Efeso non c’è proprio nulla di strano: sono discepoli di Giovanni il Battista e sono stati battezzati da lui. Quindi a loro è mancata una esplicita iniziazione allo Spirito Santo. Che cosa succedeva e che cosa succede se questa rivelazione non avviene? Ecco una serie di esiti molto concreti. Esaminiamo due ipotesi:
• Se non si annuncia e non si sperimenta lo Spirito:
Si ha un’immagine "grigia" di Dio Padre. Gli si toglie ogni fantasia, ogni creatività. Lo si riduce all’"ente supremo", al "custode della morale", a "colui che all’inizio ha avviato il meccanismo del mondo". La vita cristiana viene ridotta a pura osservanza di precetti, a religione "servile". Si ha un’immagine statica dei profeti, di Gesù, di Maria, dei santi. Ci si immagina che la loro esperienza sia senza dinamismo interiore, senza crisi, senza slanci.
• Se si annuncia e si fa esperienza dello Spirito:
Si scopre questa divina Persona già in attività sin dall’inizio. Lo si scorge (in virtù della fede) nei fiori che sbocciano, nelle persone che si innamorano, in tutti quei genitori (credenti o non credenti) che si prendono cura dei figli handicappati ... Si scopre la fantasia del Padre, la gratuità del suo agire, l’universalità del suo progetto. La Chiesa appare come un giardino dai mille fiori, dalle mille piante. Appare come luogo in cui si può scorgere (proprio in virtù dello Spirito) il Signore risuscitato, lo si può "toccare", "vedere". La storia appare animata da un dinamismo cosmico, interno, che è il soffio di Dio. Egli è Persona e non pura energia. Dà coraggio agli uomini, porta a credere in Gesù. Vive tra noi, anzi dentro di noi. È inquilino permanente. Porta a vivere "di Cristo" e "in Cristo". Realizza in noi le opere che realizzava in lui. Questo libretto è dedicato ad ogni cristiano, affinché possa scorgere e sperimentare questa Divina Presenza.
LO SPIRITO: FANTASIA DI DIO!
Ci diciamo cristiani. Facciamo il segno della croce, professiamo la fede nel Dio trino. Di fatto parliamo del Padre. Abbiamo riscoperto Gesù. Lo Spirito chi è? Quando e dove facciamo esperienza di lui? La Cresima che ruolo ha? Come giustificare l’assenza dello Spirito? Una spiegazione: abbiamo l’esperienza dell’avere un padre, un genitore: possiamo parlare di Dio. Siamo figli o abbiamo figli, abbiamo fratelli: possiamo parlare di Gesù. Quali le vie per parlare dello Spirito?
La Bibbia ci suggerisce questo:
• Narra lo Spirito. Usa dei verbi.
• Adopera immagini. Lo Spirito è come...
Acqua: è fresca; zampilla; è vita; fa fiorire. Vento: è dolce e forte; soffia; arriva all’improvviso. Fuoco: è bello; illumina; riscalda; forgia i metalli. Facciamo questa scelta: raccontiamo esperienze. Sono storiche, reali. Le viviamo. Da lì partiamo per essere introdotti a esperienze trascendenti, ineffabili.
Il regalo di una persona
C’è una donna. Viene dall’Africa. Si trova in una situazione nuova. È travolta da persone che la sfruttano. Si macchia di delitti, è arrestata. In prigione rischia di perdere la vista. Incontra una ragazza. È una volontaria. Le sta vicino. La visita più volte al giorno. Le sta accanto fino al recupero totale. La donna africana si è sempre chiesta: "Che ho fatto per meritare questa persona? Gli altri (medici, infermieri) han fatto il loro dovere. Come farò a ricompensarla?"
Lo Spirito è il regalo di una persona. Gesù ci fa questo dono morendo. È tutto ciò che ha. È una presenza silenziosa, immeritata, impensata. Viene proprio data nella prova. È ciò che ci vuole in questo momento: uno che sta dalla parte del debole.
Partiamo da altre situazioni. C’è una ragazza che subisce violenza in famiglia; c’è un commerciante che viene taglieggiato; c’è un uomo che viene avvertito dalla mafia. Questa persona sta zitta. Subisce, tiene tutto per sé. Si sente come schiacciata. Trova una persona (un amico, un familiare, un avvocato) che le dice: "Devi parlare; devi reagire; io sarò con te, sempre!". Questa persona si rianima. Affronta la situazione. Si reca in tribunale. Guarda in faccia chi le ha usato violenza. Lo fa perché c’è uno con lei, accanto a lei. Le suggerisce le parole e le scelte.
Questa esperienza è simile a quella dei dodici. Stavano con Gesù. Avevano grandi aspettative. Egli viene arrestato. Fuggono, lo lasciano solo. Sono inchiodati dalla paura. Il Risorto dona loro lo Spirito. Lo dà come avvocato, paraclito, consolatore. I dodici vanno a Gerusalemme. Dicono: "Quel Gesù, che voi avete ucciso, Dio lo ha fatto risorgere da morte" (Gal 2,36). Sta a loro affrontare i tribunali. Avvertono, più di prima, l’azione del Risorto. Nel suo nome affrontano i pericoli. Sono deboli, ma lo Spirito parla in loro. Abita dentro la coscienza. Dà luce e coraggio.
Uno che fa comunicare
Siamo in un ufficio, in un ambiente di lavoro. Ci sono rapporti funzionali e formali. Ognuno sta sulle sue. È faticoso vivere. Arriva uno che ha un carattere aperto. Si fa benvolere da tutti. Ha facilità di rapporti, propone iniziative. Valorizza ognuno. Lo fa con rispetto e spontaneità. Lo Spirito compie questo. Gli apostoli stavano nel Cenacolo. Erano imprigionati dalla paura. Lo Spirito apre alla parola. Si posa su ognuno. Fa uscir fuori dal chiuso. Si esprime in mille doni. Dà a tutti il medesimo linguaggio per pregare, comunicare la fede, annunziare (At 2). Valorizza ognuno per ciò che è (prete o sposato, vescovo o politico) (cf. 1Cor 7).
Uno che fa aprire gli occhi
Può succedere in famiglia o in un gruppo. Si vive accanto ad una persona. La si vede, la si frequenta. Non si nota nulla di profondo in lei, si percepisce l’aspetto esterno. Questa persona se ne va o muore. Si comincia a considerare le sue parole o i suoi gesti. La si sente più vicina. Se ne colgono gli aspetti più profondi. Si rilegge tutta la sua vita. Un’esperienza simile è stata quella dei discepoli. Hanno conosciuto Gesù per tre anni, a partire dal 26 d.C. Lo vedevano, mangiavano con lui. Erano testimoni dei miracoli. Non capivano quasi nulla di lui sia perché le loro attese erano terrestri sia perché Gesù era oggettivamente "diverso". Di lui pensavano: è un maestro, è un taumaturgo, è un profeta, è un re. Gesù viene arrestato. Si lascia prendere, non risponde alle accuse. Non sfugge alla morte. La croce è scandalo. I discepoli sono proprio a terra. Pensano: Dio ha sconfessato Gesù. Oppure: Gesù ha seguito la sorte dei profeti. Cristo torna tra loro, regala lo Spirito. Cominciano a ricordare le parole di Gesù. Capiscono che la croce è potenza e sapienza di Dio. Arrivano a dire: "Gesù è il Signore" (1Cor 12, 3), sta alla destra del Padre, è pari a lui. E` suo Figlio, suo agnello, suo pane, suo pastore, sua parola, suo volto, suo plenipotenziario. Sentono che Gesù è presente più di prima, più attivo, più vicino.
Concludendo
Lo Spirito è fantasia di Dio. Esprime il Padre come:
• gratuità • presenza amorosa • capacità di sorprendere • creatività • vittoria sulla morte
"Lo Spirito: fantasia di Dio" - padre Ezio Gazzotti |