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LO SGUARDO QUOTIDIANO. I CATTOLICI, L'INFORMAZIONE, LA REALTA'
 
 

Si è tenuto a San Donato Milanese, il convegno nazionale organizzato dall'Ufficio comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) dedicato a ''Lo sguardo quotidiano. I cattolici, l'informazione, la realtà”.

“Lo sguardo quotidiano” non è solo il titolo del Convegno  nazionale dei direttori e dei collaboratori degli uffici diocesani delle comunicazioni sociali ma pure una metafora avvincente che evoca un problema o, per meglio dire, una sfida. E cioè: come accorciare la distanza tra i media e la realtà? L’impressione diffusa infatti è che non solo i giornali, ma anche la Tv e la radio rischino spesso di parlarsi addosso. Col risultato di sommergere l’elementare verità delle cose e di rincorrere pensieri e diagnosi che spesso nascono e muoiono all’interno di ambienti asfittici o ormai privi di idee. Cloni di se stessi, prigionieri talvolta degli stessi volti e delle stesse performances.


A partire da questa persuasione sempre più condivisa, si è cercato di descrivere una serie di traguardi intermedi che possano riscattare la comunicazione sociale - ivi compresa quella ecclesiale - da quel virus dell’autoreferenzialità che è l’esatto contrario della comunicazione.

Nel messaggio introduttivo il Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, ha invitato i partecipanti a “raccogliere la sfida di inventare il futuro e di continuare a scrivere pagine quotidiane di sapienza e serietà, con spirito di servizio e nella fierezza dell’originalità di un intelligenza ispirata dalla verità e amica della fede”.

Il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della CEI, ha criticato il relativismo ed il nichilismo dominante anche nel campo dei mass media, ed ha indicato nel servizio alla verità la via per scoprire ed alimentare il bene comune.

Ricordando il 40° anniversario della nascita di “Avvenire”, l’Arcivescovo di Genova ha sottolineato che nell’ultimo secolo la stampa cattolica “è stata portavoce e avanguardia nella promozione dei diritti dei ceti popolari, di braccianti e mezzadri, di operai e piccoli artigiani, voce di una Chiesa intimamente radicata tra la propria gente”.

Di fronte al decadente scenario dove nichilismo e relativismo riducono l’umano e raccontano il brutto, il Cardinale Bagnasco ha sostenuto che “occorre tornare ad annunciare con vigore e gioia l’evento della morte e risurrezione di Cristo, cuore del Cristianesimo, fulcro portante della nostra fede, leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza ogni paura e indecisione, ogni dubbio e calcolo umano”.

Per questo, ha spiegato il porporato, “non dobbiamo perdere di vista l’orizzonte di significati entro cui ci collochiamo e soprattutto l’identità che ci caratterizza”.

Secondo il Presidente della CEI, il lavoro dei comunicatori credenti consiste “nello sforzo di spezzettare il ‘pane del senso’ dentro le vicende umane, grandi o piccole, perché in esse si aprano spiragli di speranza”.

A questo proposito ha rilevato che “il nostro sguardo non può prescindere dalla fede, la quale non è accessorio facoltativo della nostra identità, ma la radice più profonda del nostro essere”.

Per il Cardinale Bagnasco questo non significa censurare le cattive notizie: “il male – ha rilevato – ci interpella sempre, e non dobbiamo occultarlo, ma va raccontato con pietà, evitando compiacenze e ogni suo uso strumentale volto a catturare attenzione”.

“Dobbiamo altresì essere capaci, e si tratta di un servizio particolarmente urgente oggi – ha fatto notare il Presidente della CEI – di dare risalto al bene che sappiamo presente ovunque e disseminato fin nei luoghi più reconditi del nostro Paese”.

“È questa una missione di importanza decisiva – ha ribadito il porporato –. Bisogna dire che il bene c’è, e raccontare tutto il bene che c’è. Servono occhi capaci di vederlo”.

“La malvagità – ha concluso il Presidente della CEI – non ci deve far paura e non deve spingerci a ritrarci in una riserva più o meno protetta: va affrontata a viso aperto e sconfitta col bene”.

Relazione di Eliana Versace - I 40 anni di Avvenire. Da un'intuizione alla realtà di un quotidiano cattolico nazionale

Intervento conclusivo di don Domenico Pompili - Direttore Uff. Naz. per le Comunicazioni Sociali della CEI

Tutte le relazioni e i video delle giornate del Convegno sono disponibili su INCROCINEWS.IT sezione I MEDIA E TV