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SULLA SOGLIA
 
 

SULLA SOGLIA

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Sulla Soglia è tratta da “Primo Mazzolari, Tempo di credere”, ottobre 1977, ed. Dehoniane Bologna.

Resto a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza di questo testo sul sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto.

"Nel cenacolo, tra donne visionarie e la cupa rassegna-zione degli apostoli non si poteva vivere. Quell'aria, l'aria d'un morto, era irrespirabile.Tra i rassegnati e i visionari, s'affacciano, sulla soglia del cenacolo, « due di loro », che prendono nome dal villaggio di Emmaus, verso cui camminano.

Pietro e Giovanni escono dal cenacolo per accondiscen-dere alle donne: i due di Emmaus, che, essendo giovani, non si sentono di collezionare memorie, sian pure memorie di « un uomo potente in opere e in parole », vanno fuori per vivere.

Potete chiamarla un'evasione: comunque, essi sono logici e simpatici; tanto più che « i due », in questo mattino di pasqua, si son fatti legione. Molti dei nostri, sopra una strada lungo la quale è forse men facile incontrare chi "fa ardere il cuore", ne rivivono il dramma e la sofferenza.

Non voglio accompagnarli subito: mi tornerà facile raggiungerli e riascoltare nei loro discorsi la suggestione della strada: meglio sostare alquanto sulla soglia del cenacolo, or che si apre il mattino, tra chi va, portandosi dietro lo slancio della giovinezza, e chi rimane, mortificato nel volto e nell'anima..."

 

Don Primo Mazzolari, uno dei maggiori interpreti  della Chiesa del secolo scorso, descrive in questi testi il suo stupore per il Mistero del Cenacolo, il suo amore per quel “luogo” da cui tutto è nato e da cui tutto può sempre  rinascere. La sua  forte testimonianza spirituale  vissuta alla scuola del Vangelo non poco ha contribuito alla bellezza della Chiesa e alla efficacia del suo messaggio; molti cristiani e uomini di buona volontà si sono nutriti delle sue riflessioni e meditazioni ed hanno trovato in questo uomo umile e forte il coraggio di vivere e la forza di sperare. Ancora oggi la sua opera e soprattutto la sua testimonianza possono essere da guida sicura  a chi cerca il senso ultimo della vita e desidera vedere un giorno, il volto ineffabile del Signore.

 

L'ORA DESOLATA

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L'Ora desolata è tratta da “Primo Mazzolari, Tempo di credere”,  ottobre 1977, ed. Dehoniane Bologna.

Resto a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza di questo testo sul sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto.

" Del cenacolo si ricorda la Cena, che gli dà il nome, le apparizioni gloriose a porte chiuse, la pentecoste. Pochi ricordano l'ora più nostra, che va dalla sepoltura al mattino di pasqua. È l'ora desolata della chiesa nascente, che il cenacolo raccoglie e non custodisce.

La grossa pietra del sepolcro è un muro tra i discepoli e il Maestro, che, pur rimanendo una memoria cara, cessa di essere una realtà e una speranza messianica. Se l'indomani della sepoltura o la sera stessa, gli apostoli si sono ritrovati nel cenacolo, l'abitudine o lo smarrimento ve li aveva ricondotti.

Nessuno, a Gerusalemme, aveva casa o conoscenti sicuri, senza contare che fuori del loro mondo sarebbero stati costretti a dar spiegazioni o a raccontare, mentre avevano bisogno estremo di ritrovarsi per poter riprendere i pensieri, le strade e le fatiche di una volta.

La "fine" li aveva smobilitati dall'opera e dalle speranze del regno, ed ora, più che attendere un ritorno, si riparavano per rifarsi, sotto occhi meno indiscreti, dello sbalordimento che danno i rapidi tracolli.

Ci voleva una pausa per calmare i loro animi e ricondurli sul piano comune dopo la non breve esaltazione messianica ..."

 

*****

 

Direte che non c’è un alto in politica e che, se mai, vale quanto la destra, la sinistra, il centro.

Nominalismo mistico in luogo di un nominalismo politico: elemento di confusione non di soluzione.

 

E’ vero che una nuova strada non cambia nulla se l’uomo non si muove con qualche cosa di nuovo, e che un paese può andare verso qualsiasi punto cardinale e rimanere qual è. Ma se gli italiani fossero d’accordo su questo fatto, la fiducia, della tonomastica parlamentare sarebbe felicemente superata.

 

Fa comodo ai neghittosi credersi arrivati per il solo fatto di muoversi da destra invece che da sinistra. Saper la strada o aver imboccato la strada giusta non vuoi dire camminarla bene o aver raggiunto la méta.

 

Il fariseismo rivive in tanti modi e temo che questo sia uno dei più attuali.

 

La giustizia è a sinistra, la libertà al centro, la ragione a destra. E nessuno chiede più niente a se stesso e incolpa gli altri di tutto ciò che manca, attribuendosi la paternità di ogni cosa buona.

 

Non dico che siano sbagliate le strade che partono da destra da sinistra o dal centro: dico solo che non conducono, perché sono state cancellate come strade e scambiate per punti d’arrivo e di possesso.

 

La sinistra è la giustizia - la destra è la ragione - il centro libertà. E siamo così sicuri delle nostre equazioni, che nessuno s’accorge che c’è gente che scrive con la sinistra e mangia con la destra: che in piazza fa il sinistro e in affari si comporta come un destro: che l’egoismo di sinistra è altrettanto lurido di quello di centro, per cui, destra, sinistra e centro possono divenire tre maniere di «fregare» allo stesso modo il Paese, la Giustizia, la libertà, la Pace.

 

L’alto cosa sarebbe allora?

 

Una destra pulita, una sinistra pulita, un centro pulito, in virtù di uno sforzo di elevazione e di purificazione personale che non ha nulla a vedere con la tessera.

 

Come ieri per la salvezza non contava il circonciso né l’incirconciso, così oggi non conta l’uomo di destra né l’uomo di sinistra, ma solo la nuova creatura: la quale lentamente e faticosamente sale una strada segnata dalle impronte di Colui, che arri­vato in alto, si è lasciato inchiodare sulla Croce a braccia spalancate per dar la sua mano forata a tutti gli uomini e costruire il vero arco della Pace.

 

Primo Mazzolari nasce nel 1890 da una famiglia di contadini. Qui nasce  la sua vocazione al sacerdozio e matura negli anni la sua personalità appassionata di Cristo e dell’uomo. Ordinato sacerdote nel 1912 si inserì subito nei ritmi sociali e culturali del suo tempo e divenne ben presto guida sicura della sua comunità,e punto di riferimento per quanti cercavano l’Invisibile. Visse gran parte della sua vita  nella parrocchia di Bozzolo,e da quel luogo osservava il mondo con occhi di Padre,sempre riconoscendo in esso una immagine del Creatore. L’esperienza diretta della guerra evidenziò in lui si potrebbe dire il carisma della pace,attento sempre a scorgere i fratelli piuttosto che i nemici, a cercare ciò che unisce piuttosto che quello che separa. Anti-fascista  (nel 1925 fu denunciato per non aver cantato il «Te Deum» per i fascisti dopo l’attentato a Mussolini),fu notevolmente impegnato nella collaborazione con i partigiani nella resistenza contro il nazi-fascismo. Dopo  la guerra agisce in difesa delle classi sociali più deboli e non rinuncia al sacrificio personale pur di affermare la dignità di ogni uomo spesso dimenticato dai grandi progetti di riforma sociale e messo ai margini di uno sviluppo che a volte si fa fatica a definire umano. Uno dei suoi scritti più famosi  è dedicato a “I lontani”, la sua idea sui lontani è che ”Lontano” non è soltanto colui che, andandosene, ha sbattuto la porta,ma, la “lontananza” era a quei tempi una regione ben definita, “un paese”; è l’assenza di Qualcuno, uno stato d’animo. Nel 1957 l’arcivescovo di Milano Montini, futuro papa Paolo VI, l’invita a predicare nella sua diocesi, nella famosa “Missione di Milano”. il 12 aprile 1959,ritorna alla casa del Padre.