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DON BOSCO, UN MODELLO DA IMITARE
 
 

Amo don Bosco.

Lo amo tanto perché è un grande santo.

La sua è stata una vita straordinaria e avventurosa, come un film.

Fu un perseguitato dal potere politico piemontese e anche dalle autorità della Chiesa del suo tempo.

Ha capito con una intuizione geniale - Giovanni Paolo II ha detto che nessuno è stato geniale come don Bosco nel campo educativo! - che il miglior modo di curare una persona è … di non farla ammalare.

Era creduto pazzo dai suoi amici preti.

Viveva nel cortile con i suoi ragazzi.

 

 

Don Bosco è santo, perché uomo di Dio con il taglio di educatore.

Importante per la sua santità e per la sua opera è stato il rapporto con la mamma, Margherita: tutte le mamme dovrebbero diventare devote di mamma Margherita, una persona di carattere straordinario.

“Durante la quaresima mi mandò tutti i giorni a catechismo …” è scritto nella sua autobiografia.

Faceva il saltimbanco e poi raccontava ai suoi amici la predica sentita in chiesa dal sacerdote durante la Messa.

Faceva appello alla ragionevolezza e alla religione: e noi siamo capaci di dire a nostro figlio che, ad esempio, ubriacarsi fa male e fa dispiacere al Signore? Che è peccato perché non si rimane padroni della propria vita? Abbiamo questo coraggio?

 

Don Bosco è stato anche un modello di uomo per gli altri uomini.

Era un leader nato, possedeva doti umane straordinarie.

La sua vocazione di educatore è nata visitando le carceri torinesi.

È stato il primo a stipulare un contratto di lavoro per gli apprendisti.

Ha voluto insegnare un mestiere ai suoi ragazzi: lui stesso sapeva fare il sarto, il calzolaio.

Ha raccolto tanti orfanelli che arrivavano a Torino dalle colline vicine.

Ha dato loro una casa e una comunità, una famiglia.

Ha persino scritto libri di storia, di geografia, di aritmetica per aiutare i suoi ragazzi nello studio.

 

Un giorno don Bosco conversava con i suoi ragazzi in cortile e domandò per gioco a uno di loro, senza immaginare la sorprendente risposta: "Qual è la casa più grande che tu hai visto nel mondo?". E il ragazzo, d'istinto: "Don Bosco!".

 

San Giovanni Bosco è l'educatore per eccellenza: il suo metodo educativo, pur essendo stato sperimentato oltre cent'anni fa, è tuttora attuale. Ragione, religione, amorevolezza sono i cardini attorno a cui don Bosco ha costruito il rapporto con i giovani: in queste tre parole c'è tutto don Bosco EDUCATORE.

 

Egli ha chiamato il suo metodo "sistema preventivo" e lo contrappone a quello "repressivo". È repressivo dettare le regole e punire chi non le rispetta. È preventivo informare il ragazzo su ciò che è buono e su ciò che è invece cattivo e stare vicino al giovane in amicizia, con affetto, per ricordare il bene e aiutarlo a farlo. Il sistema preventivo è molto esigente, chiede molto agli educatori ma è l'unico che possa garantire un buon risultato nel tempo.

 

Scriveva nella Lettera 1884:

"Se si vuol fare un cuor solo ed un'anima sola, per amore di Gesù bisogna che si rompa quella fatale barriera della diffidenza e sottentri a questa la confidenza cordiale. Quindi l'obbedienza guidi l'allievo come la madre guida il fanciullino; allora regnerà nell'Oratorio la pace e l'allegrezza antica".

 

E anche:

"Famigliarità coi giovani specialmente in ricreazione. Senza famigliarità non si dimostra l'affetto e senza questa dimostrazione non vi può essere confidenza. Chi vuole essere amato bisogna che faccia vedere che ama. Gesù Cristo si fece piccolo coi piccoli e portò le nostre infermità. Ecco il maestro della famigliarità! II maestro visto solo in cattedra è maestro e non più, ma se va in ricreazione coi giovani diventa come fratello".

 

È da una bella domenica di gioco in oratorio che possiamo costruire le basi per un rapporto educativo efficace.