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PRETE ... PER LA MIA GENTE
 
 

Quante volte il Signore ti dà momenti

di pacata e fortissima commozione d'anima:

gli getteresti le braccia al collo, se possibile.

 

Ed è quando tu constati che è bellissimo essere prete. E che è dono suo.

 

Mi avvertono che un uomo sta molto male.

Lo raggiungo a casa. Lo conosco abbastanza bene:

c'è sempre stato, fin dall’inizio, un istintivo legame con quest'uomo molto anziano,

che ho sempre trovato a letto.

L'accoglienza che mi ha sempre riservato, sempre sorridente e grata,

me lo avvicina particolarmente.

 

È molto grave, ma cosciente.

Lo chiamo all'orecchio. Apre gli occhi.

Le braccia, con le grandi mani ossute e le dita ormai affusolate,

sono sopra il lenzuolo.

"Come va, Isacco?". Rigira le palme per dirmi che... ormai...

"Ti do l'Olio Santo? - gli dico.

Ha un istante di sbandamento.

(Che cosa passerà nel mio cuore quando

qualcun altro lo dirà a me?).

Ma l'assenso dei familiari

e la confidenza con lui, nata dalla Fede,

mi fanno ripetere la frase senza interrogazione;

lui è cristiano, io sono suo Parroco. Mi è stato affidato dalla Chiesa:

non posso deludere la Santa Madre Chiesa.

"Isacco, ti do l'Olio Santo".

Acconsente, con la testa.

 

Affido la tua anima, Isacco, a Dio tuo Creatore,

a Gesù tuo Redentore, allo Spirito Santificatore:

io li prego, ma tu li incontrerai tra poco, di persona.

 

Ti metto nelle mani di Colei che per milioni di volte, durante la vita,

abbiamo invitato a partecipare proprio a questo momento:

...prega per noi peccatori adesso, e nell'ora della nostra morte.

 

Venti ore dopo, muore.

 

È allora che l'anima prova quella fortissima commozione:

che cosa è mai essere tuo sacerdote, Gesu!

Essere prete per la mia gente...