Non hai mai provato ad osservare con attenzione particolare un fiore qualsiasi, uno di quelli che trovi sul ciglio di un qualsiasi sentiero? Scopriresti quella striatura sul fondo del calice, quel colore più intenso, quella forma così semplice eppur così armonica... e non ci avevi mai fatto caso! E li chiami ancora "fiori selvatici".
lo li chiamo "fiori spontanei".
E non ti è mai capitato di stare un intero quarto d'ora ad osservare - e respirare - il gioco dell'acqua su quello scoglio con cui hai fatto amicizia?
E la montagna! Quel suo amore che ti ha stregato, che ti chiama, ti seduce, ti commuove...
O forse ti ricordi ancora dell'incanto del tuo primo amore - e deridi quell'alluvione di porno... e ti dispiace che i tuoi ragazzi non vedano che quello, sviati; senza saper vedere quel color d'occhi, quel passo, quel ravviarsi i capelli...
E ti sembra che nessun altro abbia provato con la tua intensità quel sentimento d'amore...
E quando hai visto quel piccolissimo bambino che sorrideva nel sonno... sognava già?
E se per ventura, per divina avventura, hai sentito il tuo pensiero che voleva camminare e l’hai seguito, e ti sei trovato, commosso, a dire, senza accorgerti: "Dio mio...", allora, forse, hai intuito che I'Amore, ogni amore, che la Bellezza, ogni bellezza, è fiamma di quel fuoco.
E stai.
Mio padre, artigiano, mi portava con sè dai clienti: "Bertu, al ta vuta in del mestee". "no, al fa ul Liceo: e dopu al diventa dutur"! Gioiva. Dei suoi parenti, chi aveva studiato di più era il Giovanni, figlio della zia Maria, che era diventato ragioniere alle serali.
Riusciva a farmi studiare, il primo di cinque figli, perchè lui non contava le ore in bottega.
Si apriva I'università. Ma andai in Seminario. E allora, ogni domenica pomeriggio, la sua macchina faceva la strada per Venegono come un cavallo la strada per la sua stalla.
I primi fichi erano per me. Per me I'uva più bella; fin quasi a suscitare la gelosia dei fratelli.
E fu quel pomeriggio che, discesi gli scalini che portavano al parco del seminario, mi attraversò la mente una folgore: se mio padre è questo qui... che cosa sarà mai colui che lo ha "inventato"? E venne alle mie labbra: "Padre nostro...".
DIO. Che ha "inventato" mio padre. DIO, I'amore di mio padre elevato all'ennesima potenza.
Dio Amore. E andare a scoprire nel Vangelo pagine di tenerezza e di amore. Innamorarsi di DIO... E da lì vedere tutto I'amore che percorre il mondo: il fiore, il mare, la Montagna, I'amore tra un uomo e una donna, un figlio, un padre.
Dio c'è. Ed è Amore. |