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Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno
 
 

NOTIZIA DEL SANTO

 

Giovanni nacque ad Antiochia verso il 349. Attorno ai vent'anni ricevette il battesimo e iniziò un'esperienza ascetica nel deserto. Divenuto

sacerdote, si diede con grande frutto alla predicazione.

Nel 397 fu chiamato alla sede episcopale di Costantinopoli e subito lavorò con grande zelo a migliorare la condotta del clero e dei laici.

Predilesse i poveri e sferzò con la sua parola chiara e incisiva i vizi e l'ipocrisia dei ricchi, incorrendo in tal modo nell'odio dei potenti.

Nel 403 fu mandato una prima volta in esilio in Bitinia, donde fu ben presto richiamato in conseguenza della reazione del popolo che lo venerava.

Un secondo e più duro esilio in Armenia e nel Ponto diede il colpo decisivo alla sua già vacillante salute. Morì il 14 settembre 407 a Comana

Pontica nell'odierna Turchia.

Per i suoi numerosi scritti è onorato col titolo di dottore. Alla sua straordinaria eloquenza è dovuto l'appellativo di «Crisostomo» (Boc­ca d'oro),

attribuitogli a partire dal secolo VI.

 

 

 

 

Dalle “Omelie” di san Giovanni Crisostomo, vescovo

 

 

Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno

 

Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia.

Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S'innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù.

Cosa, dun­que, dovremmo temere? La morte? “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21).

Allora l'esilio? “Del Signore è la terra e quanto contiene” (Sal 23, 1).

La confisca dei beni?  Non abbiamo porta­to nulla in questo mondo e nulla possiamo portare via” (1 Tm 6, 7).

Disprezzo le potenze di questo mon­do e i suoi beni mi fanno ridere. Non temo la povertà, non bramo ricchezze, non temo la morte, né desidero vivere, se non per il vostro bene.

È per questo moti­vo che ricordo le vicende attuali e vi prego di non perdere la fiducia. Non senti il Signore che dice: “Do­ve sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”? (Mt 18,20). E non sarà presente là dove si trova un popolo così numeroso, unito dai vincoli della carità?

Mi appoggio forse sulle mie for­ze? No, perché ho il suo pegno, ho con me la sua parola: questa è il mio bastone, la mia sicurezza, il mio porto tranquillo.

Anche se tutto il mondo è scon­volto, ho tra le mani la sua Scrittura, leggo la sua parola. Essa è la mia sicurezza e la mia difesa. Egli dice: “Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).

Cristo è con me, di chi avrò paura? Anche se si alzano contro di me i cavalloni di tutti i mari o il furore dei prìncipi, tutto questo per me vale di meno di semplici ragnatele.

Ripeto sempre: “Signore sia fatta la tua volontà” (Mt 26,42).

Farò quello che vuoi tu, non quello che vuole il tale o il tal altro. Questa è la mia torre, questa la pietra inamovibile, il bastone del mio sicuro appoggio.

Se Dio vuole questo, bene! Se vuole ch'io rimanga, lo ringrazio. Dovunque mi vorrà, gli rendo grazie.

Dove sono io, là ci siete anche voi. Dove siete voi, ci sono anch'io. Noi siamo un solo corpo e non si separa il capo dal corpo, né il corpo dal capo. Anche se siamo distanti, siamo uniti dalla carità; anzi neppure la morte ci può separare. Il corpo morrà, l'anima tuttavia vivrà e si ricorderà del popolo.

Voi siete i miei concittadini, i miei genitori, i miei fratelli, i miei figli, le mie membra, il mio corpo, la mia luce, più amabile della luce del giorno.