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ANCORA SE NE PARLA: IL "CASO" GALILEO
 
 

Da un’intervista di Zenit al sottosegretario del Pontificio Consiglio per la cultura, monsignor Melchor Sánchez de Toca, coautore del libro “Galileo e il Vaticano”.
di Carmen Elena Villa

 

Parliamo un po’ delle leggende nere di Galileo...

Lo scorso 9 maggio stavo dando una conferenza su Galileo a Toledo, in Spagna, ad un pubblico formato principalmente da seminaristi e ricercatori cattolici, ed ho esordito dicendo che molti si sorprendono di scoprire che Galileo non è stato bruciato sul rogo né è stato torturato o messo in prigione. Alla fine della conferenza uno dei partecipanti mi ha detto: “io sono uno di loro, io ho sempre pensato che Galileo fosse morto sul rogo”.

La cosa curiosa è che in realtà nessuno gliel’ha detto, né probabilmente l’ha letto da qualche parte. Semplicemente se lo immaginava. Questo dimostra la grande forza di questo mito che è stato costruito intorno a Galileo. Un mito in cui, diceva Giovanni Paolo II, la verità storica è molto lontana dall’immagine che è stata creata successivamente su Galileo. Tutti sono convinti che Galileo è stato maltrattato, condannato, torturato, dichiarato eretico, ma non è così.

Per fare un esempio molto recente, il libro di Dan Brown “Angeli e Demoni” contiene un breve dialogo in cui presenta Galileo come membro della setta degli Illuminati, con una serie di errori storici grossolani accanto ad altre cose che sono corrette.


Come si svolse in realtà il processo a Galileo?

In sostanza Galileo fu processato nel 1633 per aver violato una disposizione del 1616. Tale disposizione, a cui Galileo non si attenne, gli vietava di insegnare la teoria copernicana, ovvero la dottrina secondo cui il Sole si trova al centro e la Terra gli ruota attorno.

Galileo pensò che il divieto non fosse così rigido, soprattutto dopo l’elezione di Papa Urbano VIII, e pubblicò un libro nel quale, sotto l’apparenza di un dialogo in cui vengono esposte le argomentazioni a favore e contro sia del sistema tolemaico che di quello copernicano, in realtà si celava un’apologia mascherata del sistema copernicano. Ma non fu solo questo, che già era una violazione del divieto che gli era stato imposto. Egli inoltre ottenne in modo fraudolento l’imprimatur, ingannando chi glielo concesse dicendo che era un’esposizione imparziale, mentre non lo era affatto. Per questo motivo fu accusato e quindi sottoposto ad un processo disciplinare.

Galileo non fu mai condannato per eresia, né la teoria copernicana fu dichiarata eretica. Semplicemente fu dichiarata contraria alle Scritture, perché sulla base delle prove allora esistenti non era possibile dimostrare il movimento della Terra. Per questo, dire che la Terra si muoveva sembrava andare contro le Scritture. Molto significativo fu che nel 1616 un gruppo di esperti dichiarò che la dottrina secondo cui la Terra si muoveva attorno al Sole era assurda e questo si comprende perfettamente nel contesto dell’epoca, perché era un assunto che non si poteva dimostrare e, in più, il sentire comune diceva che era il Sole che sorgeva e che tramontava.

Senza una fisica come quella di Newton, senza una prova ottica del movimento della Terra, la cosa sembrava assurda.

Noi siamo cresciuti sin da piccoli vedendo modelli e immagini del sistema solare, ma è un fatto che nessuno ha visto la Terra muoversi attorno al Sole, neanche un astronauta. Abbiamo prove ottiche del movimento della Terra, ma nessuno ha visto la Terra muoversi. Per questo la condanna di Galileo, pur rimanendo esagerata, risponde in realtà ad una logica.



E risponde non soltanto a ciò che pensava la Chiesa ma a ciò che pensava la società in generale...

Naturalmente. La teoria copernicana ha trovato una grane opposizione principalmente nelle università. È stata accettata solo in modo molto graduale e l’opposizione non proveniva solo dalla Chiesa cattolica. Anche le Chiese protestanti si opponevano a Copernico. Ancora nel 1670 l’Università di Upsala, in Svezia, ha condannato uno studente perché aveva difeso le tesi copernicane.

Quali furono gli errori commessi dalla Chiesa nel processo a Galileo e quali furono le conclusioni del lavoro svolto dalla Commissione creata da Giovanni Paolo II nel 1981 per studiare il caso Galileo?

Questo lo ha espresso molto bene il cardinal Poupard nel discorso conclusivo del lavoro di questa Commissione, in cui le sue parole appaiono sottolineate per evidenziare che si tratta della valutazione del cardinale su ciò che avvenne nel passato: “In quella congiuntura storico-culturale – quella di Galileo – molto lontana dalla nostra, i giudici di Galileo, incapaci di distinguere il dato di fede da una cosmologia millenaria, credettero che l’accoglimento della rivoluzione copernicana, che peraltro non era ancora approvata definitivamente, avrebbe potuto rompere la tradizione cattolica e che fosse loro dovere vietarne l’insegnamento. Questo errore soggettivo di giudizio, così chiaro per noi oggi, li ha condotti ad adottare una misura disciplinare a causa della quale Galileo deve aver molto sofferto. È giusto riconoscere questi errori, così come il Santo Padre ha chiesto”.

I giudici di Galileo hanno sbagliato dunque non solo perché oggi noi sappiamo che la Terra si muove. Cosa che a quel tempo non era possibile saperlo. Ma d’altra parte la storia dell’umanità è piena di matti che hanno affermato cose sorprendenti, poi rivelatesi false, e di cui oggi nessuno ricorda il nome. Se Galileo avesse proposto una teoria diversa, oggi nessuno si ricorderebbe di lui. Questo fu il primo errore oggettivo.

Il cardinal Poupard parla anche di un errore soggettivo. Quale fu questo errore? Di credere di dover vietare un insegnamento scientifico per timore delle conseguenze. Pensarono che permettere l’insegnamento di una dottrina scientifica che non era approvata poteva mettere in pericolo l’edificio della fede cattolica e soprattutto della gente più semplice. E credettero che fosse loro dovere vietare questo insegnamento.

Oggi sappiamo che vietare l’insegnamento di una dottrina scientifica è un errore. Non è compito della Chiesa dire se è stata dimostrata scientificamente o meno. Tocca alla scienza. Galileo chiedeva che la Chiesa non condannasse la teoria copernicana, non tanto per timore della propria carriera professionale, quanto perché se si fosse dimostrato in seguito che la Terra ruota intorno al Sole, la Chiesa si sarebbe trovata in una situazione molto difficile e si sarebbe ridicolizzata di fronte ai protestanti e Galileo voleva evitare questo perché era un uomo cattolico sincero. Egli diceva: “Se oggi si condanna come eretica una dottrina scientifica, come è quella secondo cui la Terra si muove attorno al Sole, cosa succederà il giorno in cui la Terra dimostri di muoversi intorno al Sole? Bisognerà dichiarare eretici quindi coloro che sostengono che la Terra sia al centro?”. Questo è ciò che era in gioco, ed è molto più complesso di ciò che solitamente si sente dire.

In cosa consistette il castigo inflitto a Galileo?

Si disse che Galileo si era reso veementemente sospetto di eresia, ma non fu mai dichiarato eretico. Gli fu chiesto di abiurare per dissipare ogni dubbio. Galileo abiurò. Disse che non aveva difeso le teorie copernicane. Venne messo all’indice il suo libro “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” e gli venne imposta una “pena salutare” che consisteva nel recitare una volta a settimana i sette salmi penitenziari, che la figlia si offrì di fare in sua vece, e – questo fu la cosa più umiliante – l’obbligo di inviare una copia della sentenza e dell’abiura a tutte le nunziature d’Europa. Fu condannato agli arresti domiciliari. In sostanza la condanna oggettivamente non fu pesante. Non stette in carcere neanche un momento. Per riguardo alla sua fama, alla sua età e alla considerazione che si aveva di lui, fu sempre trattato con grande venerazione.

Chi ha iniziato a diffondere la leggenda nera secondo cui Galileo fu bruciato sul rogo?

Questa è la cosa strana: nessuno l’ha detto ma tutti ne sono convinti. Probabilmente perché si sovrappongono le immagini di Galileo e di Giordano Bruno. In ogni caso, il mito di Galileo nasce con l’Illuminismo, che fa diventare Galileo una sorta di portabandiera del libero pensiero contro l’oscurantismo della Chiesa, un martire della scienza e del progresso.

Galileo, e questo è ciò che sorprende molti, non solo non è mai stato né bruciato né torturato, ma è stato in realtà un cattolico e un credente per tutta la vita. Non ha il minimo segno di un libero pensatore. Non è stato un cattolico modello, è vero, e vi sono momenti della sua vita poco edificanti, ma in nessun momento egli ha rinnegato la sua appartenenza alla Chiesa. Anzi, sente il dovere di difenderla dal rischio di esposizione al ridicolo di fronte ai protestanti.

Lo dice lui stesso, esagerando come sempre, in una lettera indirizzata ad un nobile francese: “altri possono aver parlato più piamente e più dottamente, ma nessuno è più pieno di zelo per l’onore e la reputazione della Santa Madre Chiesa di ciò che ho scritto io”. Ha un tono esagerato, ma in ogni caso dimostra che ciò è vero.


Perché, secondo lei, il caso Galileo irrita tanto l’opinione pubblica, al punto che alcuni professori dell’Università La Sapienza hanno negato l’invito a Papa Benedetto XVI, l’anno scorso, ricordando una citazione su Galileo da lui fatta in un discorso pronunciato proprio a La Sapienza nel 1990?

Perché c’è chi vuole continuare a considerare Galileo una specie di “santo laico”, laico nel senso di anticristiano. Ma in realtà egli è stato un uomo di Chiesa, sebbene con tutte le sue mancanze. Ricordo, che un arcivescovo di Pisa, che era anche astronomo, nel 1922 propose di collocare in Piazza dei Miracoli, la piazza più famosa, quella della Torre di Pisa, una statua dedicata a Galileo. L’amministrazione comunale non lo ha permesso, perché voleva continuare ad avere l’esclusiva sulla figura di Galileo, come se fosse qualcuno che non apparteneva alla Chiesa ma al cosiddetto mondo laico.

Allo stesso modo, ogni volta che da parte della Chiesa qualcuno cita Galileo, si scatena una reazione di “allergia istintiva” in questi contesti pseudoscientifici in cui si dice: “come vi permettete di parlare di Galileo, voi che l’avete bruciato”?

 

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