"All'assoluto di Dio, il credente deve rispondere con un amore assoluto, che impegni tutta la sua vita". E' la riflessione offerta da Benedetto XVI all''udienza generale. Proseguendo le catechesi dedicate alla preghiera, il Papa si è soffermato sulla figura del profeta Elia, che sul monte Carmelo "si mostra in tutta la sua potenza di intercessore, quando prega il Signore perché si manifesti e converta il cuore del popolo".
Nel IX secolo a.C., Israele stava cedendo alla "seduzione dell''idolatria, la continua tentazione del credente, illudendosi di poter servire a due padroni". Elia, invece, pone le persone "davanti alla necessità di operare una scelta". "L'adorazione dell'idolo", infatti, invece "di aprire il cuore umano all'Alterità, ad una relazione liberante che permetta di uscire dallo spazio angusto del proprio egoismo per accedere a dimensioni di amore e di dono reciproco, chiude la persona nel cerchio esclusivo e disperante della ricerca di sé".
Elia sfida i profeti di Baal, "l'idolo rassicurante da cui si credeva venisse il dono della pioggia" e chiede che "la verità del Signore si manifesti e che Egli intervenga per convertire Israele". La richiesta trova la sua risposta nella misericordia di Dio. Quando Dio scompare dall''orizzonte dell''uomo, ha concluso il Papa invitando tutti a coltivare la preghiera, l''uomo cade nella schiavitù delle idolatrie, come hanno mostrato, nel nostro tempo, i regimi totalitari.