In India il sistema delle caste è un aspetto basilare della cultura e della vita sociale di quel popolo. Si tratta di un sistema estremamente complicato, dalla storia antichissima: fu sfruttato dalla potenza coloniale per tenere divisa e oppressa l'India e per quanto riformatori e progressisti si siano battuti contro il sistema e l'ideologia castale, fa resistenza la concezione - fortemente radicata nella religione indù - che l'esistenza di ognuno è determinata dal suo karma e che l'obbedienza alle sue regole assicura il buon andamento della società e dell'universo. In pratica se sei nato in una classe sociale inferiore, ciò dipende da quello che hai fatto nella tua precedente vita (la teoria della reincarnazione) e non ti è consentito in alcun modo cercare di migliorare la tua posizione, anche grazie ad una serie di divieti per legge che lo impediscono.
La condizione degli intoccabili poi è generalmente contrassegnata da estrema povertà, precarietà igienico-sanitaria e diffusa ignoranza, ed è aggravata dal disprezzo rivolto loro dalle caste superiori e da frequenti maltrattamenti e atrocità, perpetuati gratuitamente o a causa di infrazioni, anche involontarie, del loro stato di segregazione.
E pensare che l'India ha una Costituzione che proclama uguali diritti per ogni cittadino!
E poi è la patria di Gandhi, fautore della non violenza (diceva: "Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la non violenza sono antiche come le montagne"), che nonostante appartenesse alla casta dei bramini, una casta superiore, si identificò per tutta la vita con la condizione degli intoccabili che chiamò harijan (popolo di Dio). Una sua frase molto significativa:"Gli uomini che aspirano ad essere liberi difficilmente possono pensare di rendere schiavi gli altri. Se cercano di farlo, non fanno che rendere più strette anche le proprie catene di schiavitù".
Ma cosa c'entrano i cristiani e i loro missionari?
In un articolo apparso sul New York Time la causa delle violenze scoppiate sono i servizi offerti dai missionari cristiani alle classi più disagiate. Infatti i missionari cristiani svolgono la loro opera soprattutto fra gli appartenenti alle classi sociali inferiori, ai quali sono riservate condizioni di vita peggiori: ad esempio non possono utilizzare l'acqua pulita, svolgono lavori in condizioni di degrado e di rischio per la salute, spesso vengono rapiti e uccisi a causa della loro condizione sociale.
Le scuole dei missionari cristiani li accolgono e possono così imparare a leggere e scrivere, incluso l'insegnamento dell'inglese, essenziale per chiunque ambisca a un lavoro nel business o nell'Information Technology.
E la storia delle conversioni, allora?
Le vecchie leggi anticonversione rendono illegale l'uso della forza, le lusinghe o i benefici per indurre la gente a convertirsi al cristianesimo o ad altre religioni che non siano l'induismo. Gli attivisti induisti affermano che i cristiani spesso hanno infranto la legge ma i cristiani dicono che le conversioni sono volontarie.
Nell'articolo del New York Time si avanza il dubbio che, forse, ciò che si teme maggiormente, in un paese che sta facendo passi da gigante nel raggiungere i primi posti nell'economia mondiale, è la paura che gli indiani cristiani siano avvantaggiati nel trovare un buon lavoro!
E come hanno reagito il governo nazionale e l'opinione internazionale di fronte all'escalation della violenza contro i cristiani?
"Hanno agito un po' in ritardo e non in maniera adeguata" secondo monsignor Alex Das Neves Dias, vescovo di Port Blair, nell’arcipelago delle Andamane e Nicobare (572 isole nel Golfo del Bengala, dove vivono circa 40 mila cattolici su 400 mila abitanti), che dipendono direttamente dal Governo centrale di Delhi.
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