Al supermercato Stavamo trascorrendo una piacevole giornata a casa dei miei genitori e sapendo che avrebbero dovuto fare la spesa, ci offriamo, io e mio marito, di andare al supermercato. Sono ormai le 19.00 quando arriviamo alla cassa e ci accorgiamo che ci sono alcune difficoltà per la famiglia che ci precede.
Non funzionano i collegamenti per il pagamento con il Bancomat e non hanno contanti sufficienti per coprire l’intera spesa. A questo si aggiunge il fatto che non possono recarsi allo sportello di una banca perché sono in bicicletta e non farebbero in tempo a tornare prima della chiusura. Interviene allora il direttore, ormai spazientito (stava già aspettando il ritorno di altre persone nella stessa situazione) che decide drasticamente di non consegnare la spesa. Bastano pochi secondi, guardo mio marito e comprendo che abbiamo lo stesso desiderio e la stessa idea. Proponiamo di pagare la loro spesa o di farsi accompagnare in auto da noi alla banca più vicina. Mancano solo venti minuti alla chiusura ma sicuramente c’è il tempo necessario per andare e tornare. Accettano loro ed anche il direttore, sorpreso e un po’ stupito della nostra immediata disponibilità. In auto mio marito raccoglie, da parte della signora che sta accompagnando, affermazioni di sincera gratitudine; la signora, quasi commossa, esprime la fiducia e la speranza, dopo questo gesto nei loro confronti, che “si può ancora fare e ricevere del bene in questo mondo”. Nel frattempo io attendo al supermercato il loro ritorno e noto che il direttore ha cambiato completamente atteggiamento nei riguardi dei clienti esprimendo maggior gentilezza e comprensione. Addirittura quando mancano ormai pochi minuti alla chiusura, si avvicina ad una cassa dove un signore si trova nelle medesima situazione precedente e tranquillamente gli propone di portare a casa la spesa tornando il giorno seguente a pagare.
All’Eremo
Caro Don, ti mando una mia piccola esperienza.
Se penso alla frase del Vangelo “Date e vi sarà dato”, immagino anche che può essere contagioso fare qualcosa per gli altri, ho vissuto questa esperienza mentre ero in vacanza con mio marito.
Stavamo andando a visitare un Eremo ed era abbastanza distante, lungo una strada senza case, quando abbiamo incontrato un signore a piedi che andava nella stessa direzione; cominciava in quel momento a piovere e così ho chiesto a mio marito di fermare l’auto per dargli un passaggio.
Subito ha accettato perché cominciava a piovere a dirotto. Questo signore non sapeva come ringraziarci tanto più che era lontano dalla sua auto.
Ci ha raccontato come era venuto in questo posto: vi era stato diversi anni prima e desiderava ritornarci. Insieme abbiamo fatto questo giro; lo abbiamo poi aspettato per riportarlo al centro della città.
Lui era tutto preoccupato di non farci perdere tempo o allungare la strada ma, tranquillizzandolo, abbiamo deciso di accompagnarlo in un altro giro che voleva fare, anche se non era nel nostro programma.
Quest'uomo - vista la nostra disponibilità - ha cominciato a raccontarci della sua situazione familiare (è convivente), che si era confidato con un sacerdote ma ne era uscito molto a terra; si è sentito dire solamente che era nel peccato: punto e basta.
Abbiamo cercato di ascoltarlo, lui desiderava solo “buttar fuori” questa cosa: anche lui sapeva di sbagliare, cercava solo qualcuno che lo stesse ad ascoltare; così parlando lo abbiamo accompagnato fino alla sua auto. Abbiamo scoperto che anche lui era della nostra stessa provincia, per cui pensiamo che magari sarà possibile rivederci e continuare il discorso iniziato.
Penso che il dare ascolto, tempo, disponibilità sia sempre più un ricevere, perché come ritorno hai una grande pace dentro.
Con mio marito abbiamo vissuto tanti momenti belli di intimità e preghiera, queste vacanze sono state davvero utili e benedette.
Dal panettiere
Oggi pomeriggio, mentre mi trovavo dal panettiere, è entrato un uomo a comprare del pane. Dopo aver ricevuto un piccolo omaggio dalla titolare, le augura sogghignando un futuro in paradiso. Di rimando lei gli augura la stessa cosa. Con aria un po’ spavalda allora esclama ad alta voce:
“Il Paradiso non esiste!”
“Come non esiste?!” rispondiamo quasi in coro io e la panettiera, ma lui, convinto, ribatte con la stessa affermazione. Eppure … poco prima aveva spiegato che acquistava pane in quantità maggiore del solito per festeggiare il Natale…
Mi sento in cuore di comunicargli che è la nostra fede, il nostro destino la vita eterna, la nostra speranza, ma lui più spavaldo ancora e a voce alta ribatte :
“Nessuno è mai tornato da lì, per dirci se c’è… nessuno è mai tornato…”
“Oh si” rispondo io, “qualcuno è tornato e ne ha parlato, Gesù stesso lo ha fatto”.
A queste parole, sorpreso da questa risposta è uscito dal negozio attonito e un po’ pensieroso!
Marocchino
Mi sto dirigendo verso l’ospedale di Borgomanero, dove incontrerò alcuni medici per il mio lavoro di informatore scientifico. Parcheggio l’auto e, appena sceso, mi si fa incontro un marocchino sulla cinquantina molto cordiale e per nulla insistente, che, forse vedendo la mia borsa da “medico”, mi chiede un farmaco antinfiammatorio per un insistente mal di schiena che lo affligge da tempo. Con me, tra i diversi campioni di medicinali, non ne ho e rispondo, forse anche per acquietarmi la coscienza, che lo avrei cercato nei reparti verso cui mi stavo dirigendo all’interno dell’ospedale.
Terminata la mia visita al reparto oncologico, mi appresto a tornare verso l’auto. Naturalmente mi ero scordato di quella richiesta fattami in precedenza e quindi il farmaco non era in mio possesso.
Appena lo vedo non so cosa dire. Mi viene spontaneo, era lunedì, garantirgli un mio nuovo passaggio da quelle parti il mercoledì o il giovedì seguenti, ma dovevo ripassarci appositamente e quindi non mi era per nulla “comodo”. In cuor mio pensai: alla prossima occasione, se me ne ricorderò! Lungo il viaggio di ritorno a casa, mi ricordo di aver letto e meditato un episodio della vita di S.Chiara, che si era proposta di contare gli atti di amore compiuti in un giorno.
E allora, mi chiesi, chi era per me quel marocchino incontrato se non Gesù in persona affetto da mal di schiena che chiedeva a”me” quella medicina?
Non so come fare, decido di passare comunque il mercoledì seguente anche se devo allungare la strada.
Il giorno seguente sono all’ospedale di Busto Arsizio. Dopo il mio solito giro mi dirigo all’ora di pranzo verso casa: nel raggiungere l’auto, passo sotto i portici dove si trova il bar presso il quale i miei colleghi si fermano per una spuntino. Entro, come per un’ispirazione e trovo proprio un collega di una ditta che produce la pomata che mi serve. Quel collega, in un anno, lo vedrò si e no sette, otto volte. Mi faccio consegnare i campioni di antinfiammatorio e decido che ritornerò domani a Borgomanero.
Quando arrivo al parcheggio intravedo il marocchino, abbasso il finestrino, consegno quanto dovuto ricevendo un grande sorriso ed un “grazie amico”. Con rinnovata gioia nel cuore inizio il mio “solito” giro.
è nata una figlia
Luigi è il mio capo, ha quarantadue anni, una moglie e due figli e a metà luglio è diventato padre di una terza bimba! Fantastico! Peccato solo che è … down. Questa famiglia, che pure è buona e cristiana, sta affrontando questa prova con la sofferenza umana (nel comunicarmelo, ha pianto). È mio capo da poco, non mi sento molto sereno nei suoi confronti perché da quando ho cominciato a lavorare con lui , mi coinvolge poco e solo su cose marginali … così lo sto studiando, non capisco se il suo atteggiamento dipende dalla mancanza di tempo o perché vive la mia presenza come una “minaccia” più che una “opportunità”. Fatto sta che sono diffidente. Però è un mio “fratello” e in quanto tale lo devo amare.
Così mi ricordo di un libro che a mia volta avevo ricevuto in dono da un amico quando stavo a Padova. Racconta l’esperienza di una famiglia cristiana, genitori e due figli , a cui nasce il terzo; questo figlio ha un grave handicap ed il libro racconta come questa famiglia vive questa situazione, come affronta i sentimenti provati.
Una situazione simile, ho pensato, a quella di Luigi, insomma … anche queste poche pagine, forse, possono essere di conforto a lui e sua moglie. Il giorno prima delle sue ferie, porto il libro, ci attacco due righe di nota, ci penso (glielo do?), ci ripenso (non lo faccio!), gli auguro buone vacanze, non glielo consegno e lo lascio nel cassetto. Mezz’ora dopo dal treno lo chiamo (“ Ho scordato un busta nel mio cassetto a te indirizzata”), ma .. è già partito. Pazienza.
Le ferie sono finite, il mio capo è tornato al lavoro … ma la busta è ancora lì, nel mio cassetto, finché leggo l’esperienza che ti è arrivata e che hai condiviso con noi del “marocchino”: decido che glielo porto immediatamente.
Ma pensa… un extracomunitario, amato da un cristiano, può far nascere amore in un altro .... povero cristiano!
Mio suocero
Sono finalmente tornata a casa, dopo un mese di agosto che avrei voluto diverso.
Il computer in studio mi regala una lunga serie di mail di don Ambrogio: tutte contengono esperienze che leggo, rileggo e medito e che suggeriscono fede e serenità.
Ho trascorso il mese di agosto vicino al padre di mio marito, stroncato in due mesi da una malattia che l'ha prima ridotto alla disperazione e poi allo sfacelo fisico: proprio io che ho paura di tutto, ho paura del dolore, di morire, della malattia; proprio io che non avevo mai visto nessuno così vicino alla morte, avvicinarsi giorno per giorno, ora per ora.
Perché l'ho fatto, non lo so: per stare vicino a mio marito, così provato, ma anche per stare vicino a mio suocero quando mi sono accorta che gli faceva piacere vedermi, anche nelle condizioni in cui era.
È difficile trovare serenità quando si vive un'esperienza di questo genere, infatti io adesso provo solo una grande stanchezza; anche conservare la fede diventa difficile, perché tutto sembra inutile.
Però, se c'è una cosa che non riesco a dimenticare, e che spero di non dimenticare, è stato il momento in cui mi è stato riferito che mio suocero aveva chiesto di confessarsi e di ricevere la Comunione, e soprattutto il momento in cui, con me presente, gli è stata impartita l'Estrema Unzione, a mente ancora lucida.
Dio ha voluto dargli questa possibilità e il fatto che adesso possa guidare dal Cielo chi gli è stato vicino mi fa pensare che niente è inutile.
Nada te turbe
Ciao caro don Ambrogio, oggi, dopo cinque settimane di ferie "forzate" a causa della situazione aziendale fortemente negativa, ho ripreso il lavoro con parecchi pensieri angosciosi circa il mio futuro professionale e quindi il futuro della mia famiglia. Lungo il tragitto che da casa mi porta al lavoro sono stato un po' turbato da questa faccenda, ma alla fine mentre uscivo dall'autostrada e giravo in direzione della mia azienda e' giunto in mio soccorso la frase di santa Teresa D'Avila (sto leggendo il libro della sua vita): "nada te turbe nada te spante....." e mi sono un po' tranquillizzato.
La mia più grande sorpresa però è stata quando, arrivato in ufficio e acceso il computer, ho visto la posta in arrivo accumulatasi per cosi tanto tempo: sono stato molto contento nel vedere che erano arrivate da te sei e-mail.
Subito mi sono messo a leggerle e mi sono tranquillizzato ancora di più: ho visto in questo un ulteriore segno da parte della Provvidenza che arriva sempre nei momenti del bisogno a sorreggerci e sostenerci.
Ti ringrazio tanto per questo perché leggendo queste esperienze condivise tutti possono arricchirsi di più interiormente.
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