Amitav Ghosh, uno dei più noti scrittori indiani, è a Milano in questi giorni per presentare il suo ultimo libro, Mare di papaveri.
Ha rilasciato un'intervista al giornale cattolico Avvenire del 19 settembre in cui, tra l'altro dice:
"Spero che il Bajrang Dal, il movimento degli estremisti indù, che ha sobillato le violenze contro i cristiani, venga bandito al più presto dal mio Paese".
Il Bajrang Dal, è il movimento giovanile della galassia di organizzazioni legate all’hindutva, l’ideologia secondo cui "India deve essere uguale a indù".
"Nessuno può sinceramente considerare l’India come una società ideale – risponde Gosh a chi gli ricorda il contrasto tra la tradizione di tolleranza di questa terra e le violenze contro i cristiani e le altre minoranze – ... Per non parlare di tutta la questione delle caste. È, però, vero che storicamente tanti popoli e tante culture diverse sono riuscite a lungo a convivere in India. Solo negli ultimi quaranta o cinquant’anni i problemi legati ai rapporti tra comunità religiose diverse si sono acuiti. Ma bisogna anche dire che questi attacchi violenti sono sobillati da gruppi politici ben precisi".
Però l’India è il Paese dei paradossi, dei mille Paesi in uno. E allora Ghosh ci tiene a ricordare che comunque c’è anche l’altro volto, quello della tolleranza, che non è affatto scomparso.
" Se da una parte ci sono le persecuzioni – spiega –, dall’altra troviamo anche piccole comunità come quelle degli ebrei o quella dei parsi che qui sono convissute con gli indù per secoli, senza nessun problema. Ecco il paradosso: convivenza tra fedi diverse e attriti sono entrambe realtà sperimentabili oggi in India".
" ... lo sviluppo economico rapidissimo che ha caratterizzato l’India in questi ultimi anni ha dato vita a nuove forme di violenza. E una di queste forme di violenza riguarda la terra. Il governo di Delhi e quelli locali stanno seguendo il modello delle Zone economiche speciali, aree dove in nome dello sviluppo economico si procede all’espropriazione delle terre dei contadini anche senza avere il loro consenso. Ci sono episodi di violenza legati alla costruzione di dighe, tantissimi sfratti. E popoli tribali che vengono cacciati dalle foreste per lasciare mano libera allo sfruttamento delle risorse".
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Sullo stesso numero di Avvenire si può leggere un'intervista a Pier Ferdinando Casini che è, oltre che leader dell'UDC, anche Presidente dell'Unione Interparlamentare (l’organismo che riunisce 150 parlamenti di tutto il mondo).
Casini afferma che la persecuzione dei cristiani in India "è solo la punta d’iceberg di un fenomeno grave e preoccupante che si sta diffondendo in Asia, Africa e in altre zone" .... e come presidente dell’Unione Interparlamentare ... porrò nella annuale sessione che si svolge a Ginevra in ottobre la questione con tutta la forza possibile: non è più possibile stare con le mani in mano. Non intervenire, al punto in cui siamo arrivati, significherebbe una complicità con gli assassini".
" ... abbiamo sfilato tutti, doverosamente, con la sciarpa arancione nella giornata di solidarietà con i monaci tibetani; ma quando si tratta di cristiani perseguitati e vittime di violenza la tensione cala fino a scemare del tutto. È un atteggiamento gravissimo, irresponsabile, sul quale ho deciso di prendere posizione a tutti i livelli ... Faremo pressione perché anche l’Unione europea e le Nazioni Unite si occupino della allarmante vicenda: le violenze contro i cristiani non sono casi isolati, ma sono spesso il frutto più clamoroso di atteggiamenti sistematici di sospetto, discriminazione, intolleranza, spesso tollerati, se non addirittura incoraggiati o alimentati dagli stessi governi".
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