L’ Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma ha tenuto una Conferenza Internazionale sul tema: La Sindone: tra scienza e fede.
La Sindone è un lenzuolo di lino sul quale è impressa la figura del corpo di un uomo torturato e crocifisso. L’impronta presenta la singolare caratteristica di comportarsi come un negativo fotografico.
Cos’è questo misterioso lenzuolo, considerato da molti una Reliquia dello stesso Gesù Cristo? Cosa dice la scienza contemporanea al riguardo? Perché interpella il nostro cuore così fortemente?
Giovanni Paolo II, nel discorso tenuto davanti alla Sindone a Torino nel 1998 disse tra l’altro: “La Sindone è provocazione all'intelligenza. Essa richiede innanzitutto l'impegno di ogni uomo, in particolare del ricercatore, per cogliere con umiltà il messaggio profondo inviato alla sua ragione ed alla sua vita. Il fascino misterioso esercitato dalla Sindone spinge a formulare domande sul rapporto tra il sacro Lino e la vicenda storica di Gesù. Non trattandosi di una materia di fede, la Chiesa non ha competenza specifica per pronunciarsi su tali questioni. Essa affida agli scienziati il compito di continuare ad indagare per giungere a trovare risposte adeguate agli interrogativi connessi con questo Lenzuolo che, secondo la tradizione, avrebbe avvolto il corpo del nostro Redentore quando fu deposto dalla croce. La Chiesa esorta ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono; li invita ad agire con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità dei credenti.”
Per approfondire la conoscenza di un mistero che non smette mai di appassionare, ZENIT.org ha intervistato il professor Nello Balossino, Vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia e tra i relatori al Congresso dell’ateneo romano.
Dopo tanti anni di studio, secondo lei chi è l’uomo della Sindone?
Le ricerche interdisciplinari sulla Sindone sono ultracentenarie. Alcune di queste hanno prodotto risultati inequivocabili e altamente significativi, altre invece hanno solo gettato le basi per successivi approfondimenti. Tutte concorrono comunque a dire che verosimilmente la Sindone non sia un artefatto ma possa essere il telo che ha avvolto il corpo di un uomo sottoposto al martirio della crocifissione con le modalità descritte nei Vangeli.
Dunque può trattarsi di Cristo. Anche le ricerche informatiche da noi condotte contribuiscono ad avvalorare questa ipotesi in quanto solo con l’elaborazione elettronica dei dati alcune informazioni latenti compaiono; ne sono esempi alcuni particolari sulle ferite del volto che si evidenziano grazie all’informatica e non sono visibili all’osservazione diretta del telo.
Quanto conta nella scoperta della verità l’analisi al carbonio svolta sul telo sindonico?
La scoperta della verità, se per verità si intende la prova inconfutabile che il telo sindonico sia quello che ha avvolto il corpo di Cristo è probabile che non possa mai avvenire. Comunque la datazione del carbonio, esame controverso anche per reperti diversi dalla Sindone, non inficia le ricerche interdisciplinari condotte negli anni perché si tratta di una prova che potrebbe venire ridiscussa.
La datazione carbonica non toglie poi nulla a quanto è contenuto nell’immagine sindonica e cioè la sofferenze patite da un uomo. Per quanto riguarda poi la validità della radiodatazione applicata alla Sindone, che come noto è stata sottoposta a diversi tipi di inquinamenti nel corso dei secoli fra i quali il più noto è quello dell’incendio di Chambéry, occorre essere molto cauti nel trarre conclusioni affrettate sui risultati ottenuti; ciò anche perché il protocollo applicato ne 1988 è stato fuori dei consueti schemi come quello del prelievo dei campioni alla cieca che non è stato applicato. E’ di questi giorni comunque un probabile ripensamento sulla metodologia da parte di coloro che l’hanno usata sulla Sindone.
Secondo lei è possibile misurare esattamente la datazione della Sindone? E quali sono gli strumenti e le tecniche che potrebbero fornirci un quadro ragionevole su cui riflettere?
Ritengo che la scelta della metodologia che permetta di datare esattamente il tessuto sindonico debba essere decisa da un gruppo di esperti interdisciplinari. Ciò al fine di non ricadere nell’errore della radiodatazione. Una tecnica che riesce a ricavare la datazione dei tessuti è per esempio quella della depolimerizzazione della cellulosa il cui maggior pregio è quello di non essere influenzata da inquinamenti di qualsivoglia tipo.
E’ vero che sulla Sindone sono rimaste tracce ematiche del Crocefisso?
Sulla Sindone vi sono numerose tracce ematiche di sangue che è scaturito dall’uomo crocifisso sia quando era ancora in vita sia dopo la morte, come quello evidente della ferita al costato destro.
Esiste una spiegazione scientifica in grado di riprodurre l’impronta di un uomo avvolto nel telo esattamente come avvenuto con la Sindone?
Sono numerose le teorie proposte sulla genesi dell’impronta sindonica; quelle maggiormente accreditate perché hanno prodotto immagini simili a quella delle Sindone sono le seguenti:
- teoria del contatto: il corpo dell’uomo della Sindone ha dato origine alle impronte per contatto diretto con il telo per un periodo inferiore alle 40 ore; non vi sono infatti tracce di putrefazione
- teoria vaporirafica: i vapori emanati dal cadavere hanno reagito con la soluzione di aloe e mirra presente verosimilmente sul telo in quanto sostanze utilizzate per frenare i fenomeni putrefattivi
- teoria dell’energia radiante: energia di vario tipo, come per esempio quella elettromagnetica o quella della luce o ancora della trasformazione di materia in energia (riproducibile solo con l’esplosione nucleare) ha agito sulla soluzione di aloe e mirra.
Va detto che le sperimentazione si sono rivolte al solo volto e hanno trovato molte difficoltà applicative; immagino i problemi che di certo emergerebbero considerando il corpo nella parte frontale e dorsale.
Perché, secondo lei, ci sono tante persone che temono di scoprire nel telo misterioso impronte di Gesù Cristo?
Forse perché temono di dovere ammettere che duemila anni or sono vi sia stato un uomo disposto a sacrificarsi per l’umanità e oggi esistono molte persone che, anche se non ai limiti estremi di Cristo, si prodigano per il prossimo e non pensano solo ai loro egoismi. |